L’opposto di highbrow è lowbrow, e tra di loro c’è middlebrow, che descrive la cultura che non è né alta né bassa; come uso, middlebrow è dispregiativo, come nella lettera non inviata di Virginia Woolf al Nuovo Statista, scritta negli 1930 e pubblicata in The Death of the Moth and Other Essays (1942). Secondo l’Oxford English Dictionary, la parola middlebrow apparve per la prima volta in stampa nel 1925, in Punch: “La BBC afferma di aver scoperto un nuovo tipo—’the middlebrow’. Consiste di persone che sperano che un giorno si abitueranno alle cose che dovrebbero piacere”. Il termine era precedentemente apparso in forma sillabata nella Nazione, il 25 gennaio 1912:
ecco un abisso allarmante, potrei quasi dire un vuoto, tra la fronte alta, che considera la lettura come un mestiere o come una forma di lotta intellettuale, e la fronte bassa, che sta semplicemente cercando emozioni grossolane. C’è da sperare che la cultura sarà presto democratizzata attraverso un sistema educativo meno convenzionale, dando origine a un nuovo tipo che potrebbe essere chiamato il middle-brow, che considererà i libri come una fonte di godimento intellettuale.
Fu reso popolare dalla scrittrice e poetessa americana Margaret Widdemer, il cui saggio “Message and Middlebrow” apparve nella Review of Literature nel 1933. I tre generi di narrativa, come i lettori americani li hanno avvicinati negli anni ‘ 50 e come la legge sull’oscenità li ha giudicati in modo differenziato, sono oggetto di Ruth Pirsig Wood, Lolita in Peyton Place: Highbrow, Middlebrow e Lowbrow Novels, 1995.