Non è che la narrativa fa troppe concessioni al realismo, a parte l’occasionale swatch di non tradotta per l’applicazione della legge gergo”la Nostra op-sec è stato compromesso”) e il trasandato, ordinario presenza del meraviglioso Barry Shabaka Henley come il Tenente Castillo, terra-terra, comandante giocato in televisione da Edward James Olmos.
C’è una configurazione di base che coinvolge i commercianti di metanfetamine suprematisti bianchi che è un’aringa rossa e la prefigurazione di una sorpresa successiva, ma prima di troppo tempo siamo nel mondo familiare dei signori della droga latinoamericani senza cuore (in questo caso un compagno in pensione interpretato da Luis Tosar) e dei loro servi sadici (John Ortiz, Il caso richiede una copertura elaborata, secchi di denaro e le navi aeree e marittime più belle e veloci che i contribuenti di Miami possono permettersi. Non proprio, ovviamente. Il budget operativo effettivo per il dipartimento di polizia di Miami nell’anno fiscale 2005 era di circa million 100 milioni, un buon million 50 milioni in meno rispetto ai costi di produzione riportati di “Miami Vice.”
L’azione salta dal Paraguay ad Haiti, dalla Colombia a Cuba (impersonata, come al solito, dalla Repubblica Dominicana), dove Crockett e la sua amica scendono per un cocktail una sera dopo il lavoro. Il vortice di pericolo, glamour e professionalità del film espande la presunzione centrale della serie, che era immaginare una coppia di poliziotti urbani che guardavano, vestivano e si comportavano come star del cinema.
Dopo che lo spettacolo è diventato un successo, le vere star del cinema passavano di tanto in tanto per una visita. Tuttavia, i vecchi Crockett e Tubbs, interpretati da Don Johnson e Philip Michael Thomas, portavano un sacco di bagagli sul set: divorzi, partner morti, Vietnam, N. Y. P. D. I loro nuovi, migliorati sé, al contrario, viaggiano leggeri ed eleganti, senza storie indietro a gravare l’immagine con esposizione. A parte qualcosa sul padre di Crockett e gli Allman Brothers, il che spiega i baffi del signor Farrell, se non il suo accento particolare.
Quando lo spettacolo ha fatto il suo debutto nel 1984, il signor Johnson era una star del cinema, che ha contribuito a dare al suo personaggio un elemento brizzolato e deluso dell’anima. Nella versione cinematografica, però, solo le vere star del cinema, che comandano l’attenzione semplicemente permettendo alla telecamera di vederli, lo faranno. Il sig. Foxx, sornione, taciturno e senza sforzo carismatico, soddisfa certamente il requisito, così come la signora Gong, una dea del cinema globale di cui ogni parola ti aggrappi anche quando non riesci a capirne una sola. Se c’è giustizia nel mondo, la signora Harris (che può anche essere vista quest’estate in “Pirati dei Caraibi: Il petto dell’uomo morto”) si unirà ai loro ranghi presto.